Nonostante la considerevole fama di cui godeva presso i contemporanei, Gaspare Pacchierotti oggi è quasi del tutto dimenticato. Eppure fu proprio lui a inaugurare due dei più importanti teatri d’Europa, La Scala di Milano nel 1778 e La Fenice di Venezia nel 1792.
La bellezza della sua voce di soprano castrato, l’estensione prodigiosa di tre ottave, la capacità straordinaria di commuovere gli ascoltatori, fecero di lui il modello del canto italiano nell’ultimo trentennio del Settecento.
Cantò nei principali teatri italiani e fu a lungo a Londra, dove fu ammirato da Charles Burney, di cui divenne anche amico.
Interpretò le opere e le cantate dei più importanti compositori della sua epoca, Haydn compreso, ma fu legato in modo particolare a Ferdinando Bertoni, con cui condivise il dolore per la caduta di Venezia.
Interrotta la carriera teatrale a cinquantatré anni, si ritirò a vivere a Padova, dove acquistò ingenti proprietà e dove ricevette le visite delle più grandi personalità del suo tempo.  

Il volume contiene anche un saggio di Roberta Bortolozzo sui rapporti tra Antonio Calegari (1757-1828), maestro di cappella alla Basilica del Santo a Padova dal 1814 alla morte, e Pacchierotti, soprattutto in relazione al trattato di Calegari Modi generali del canto premessi alle maniere parziali onde adornare e rifiorire le nude e semplici melodie o cantilene giusta il metodo di Gaspare Pacchiarotti, e un saggio di Gloria Listo che illustra le vicende storico-artistiche della famiglia Pacchierotti, nella quale si distingue il nipote del cantante, Giuseppe Cecchini Pacchierotti, realizzatore del complesso padovano, purtroppo perduto, esempio tra i più importanti di architettura neogotica della città.

 

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